Il rapporto delle Nazioni Unite ci inchioda alle nostre responsabilità.
Se qualcuno ha pensato che il 2020 avrebbe portato almeno qualche beneficio dal punto di vista delle emissioni ambientali, si deve ricredere. I nostri spostamenti bloccati, il lockdown generalizzato e prolungato, i blocchi produttivi non hanno migliorato la situazione se non in minima parte.
Secondo l’Emission Gap Report 2020 dell’Unep, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della protezione dell’ambiente e di misurare la distanza tra le emissioni reali e il volume emissivo rimanente per non sforare gli obiettivi fissati con l’accordo di Parigi sul clima, l’emissione nel 2019 sono state quasi di 60Gt livello globale.
Che cosa vuol dire?
Che il mondo è sulla strada per un riscaldamento globale di 3,2°C entro la fine del secolo. Il patto di Parigi prevede di limitare il global warming a 2°C entro il 2100 rispetto ai valori pre-industriali, e preferibilmente a tenerlo sotto la soglia di 1,5°C. Ma siamo molto lontani da quei risultati. Per la prima volta il report si sente in dovere di divulgare anche i dati dell’anno ancora in corso proprio per chiarire a tutti che i dati del 2020 non sono (abbastanza) positivi e che non devono essere usati per sminuire gli impegni presi sul clima.
Infatti se è vero che il 2020 ha visto diminuire le emissioni del 7% questo dato pesa praticamente nulla, appena 0,01°C in meno sull’innalzamento delle temperatura globale.
La colpa per la maggior parte è, ancora una volta, dei combustibili fossili
Carbone, petrolio e gas nel 2019 sono stati responsabili di circa 38 Gt di emissioni, più della metà del totale mondiale. Quelle legate al cambiamento di uso delle terre (land-use change) crescono in media dell’1,4% l’anno dal 2010, ma nel 2019 sono attestate al 2,6%. Trend che non sono compatibili con gli obiettivi al 2030. Alla fine del decennio le emissioni dovranno essere almeno 15 Gt in meno di oggi per essere in linea con la soglia di +2°C, e 32 Gt in meno per quella di +1,5°C. Ma gli obiettivi nazionali fissati finora (NDC, Nationally determined contributions) sono troppo poco ambiziosi: permettono ancora dalle 3 alle 5 Gt di CO2e di troppo.
Dal rapporto Unep emerge anche una fotografia chiarissima dello stato dell’ingiustizia climatica, almeno per quanto riguarda le emissioni. Infatti, calcola l’agenzia Onu, le emissioni pro capite per l’1% più ricco è di circa 74 t di CO2 l’anno, mentre le emissioni per il 50% della popolazione mondiale più povera sono appena 1 t di CO2 a testa l’anno.
di Agnese Rapicetta - da immagina.eu