Preferisce la precarietà.
La destra ha bocciato, con un emendamento soppressivo, la nostra proposta di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario. L’Italia resta ancora indietro nel campo dei diritti: la settimana corta, infatti, è già ampiamente sperimentata in altri Paesi Europei ed è dimostrato come tuteli l’ambiente, aumenti la produttività e la salute di lavoratori e lavoratrici.
Per il Governo, nonostante le ore lavorate in Italia in media siano sopra la media OCSE, non è la via giusta. Loro conoscono solo quella della precarietà. Se da un lato bocciano la settimana corta, dopo aver fatto lo stesso con il salario minimo, dall’altra aumentano i voucher, liberalizzano il lavoro somministrato, allargano la stagionalità dei contratti misti.
Per loro il lavoro è una merce di scambio. Patrioti a chiacchiere: pronti ad affossare i diritti di lavoratori e lavoratrici, silenti quando c’è da lottare per salvaguardare l’occupazione e migliorarne la qualità.
“È prioritario un nuovo patto per la qualità del lavoro che incroci la stabilità contrattuale, gestione flessibile degli orari, diritto alla disconnessione, salari decenti, innovazione e conciliazione dei tempi di vita. Non c’è mai stata una rivoluzione industriale nella storia non accompagnata da una consistente riduzione dell’orario di lavoro”, scrive in un intervento su Il Manifesto Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera dei deputati.
“La sperimentazione avviata in Germania della settimana corta ha interessato 45 imprese per sei mesi e diventerà stabile per il 73% delle stesse. Solo qui persino una sperimentazione incentivata diventa un tabù. Meglio non discuterne ed eliminare il problema alla radice calpestando e umiliando le prerogative delle opposizioni. Si aprono mesi difficili, le crisi industriali si moltiplicano, il patriottismo di Meloni si sfoga cinicamente sui migranti ma fa fatica ad alzare la cornetta per convocare a Palazzo Chigi i vertici di Stellantis che stanno dismettendo l’automotive in Italia. Servirebbe uno scatto. Ma invece si trasforma il mercato del lavoro nel supermarket della precarietà: eliminazione delle causali sui contratti a termine, liberalizzazione del lavoro somministrato, aumento dei voucher, allargamento della stagionalità e dei contratti misti. Lavoro trattato come merce vile”.
“Chi pensa che il nostro capitalismo si salvi separandosi dalla qualità perderà la scommessa. La destra tutto sommato batte sempre questa via. L’alternativa passa per quella opposta”.