I numeri hanno la testa dura

“I numeri hanno la testa dura e il quadro che ci offre la Fondazione Gimbe non autorizza ulteriori prese in giro da parte del Governo Meloni. Milioni di italiani non riescono ad avere dal SSN esami diagnostici o visite specialistiche necessarie nei tempi dovuti. Moltissimi di loro, i più deboli socialmente, rinunciano a queste prestazioni e i dati sono drammaticamente in aumento. Così la prevenzione diventa un lusso, la sanità privata cresce e la sanità pubblica diventa ogni giorno più povera. Lo avevamo denunciato dal primo giorno: il Decreto Liste d’attesa era un provvedimento vuoto che non sta dando alcun risultato. Il tentativo di scaricare le responsabilità sulle Regioni e l’incapacità di trovare soluzioni condivise a vantaggio dei cittadini non è evidentemente nelle priorità di questo Governo e di questa destra”. Marina Sereni, responsabile Sanità nella segreteria Pd, commenta in una nota i dati dell’indagine Gimbe.

I numeri indicati dal rapporto Gimbe presentato oggi dal presidente della Fondazione, Nino Cartabelotta, sono impietosi. Sono 4 milioni gli italiani, il 7% della popolazione, che nel 2024 hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie a causa dei lunghi tempi di attesa. E’ questo il primo numero, il principale dato ad emergere dall’analisi condotta da Gimbe sullo status di attuazione della norma. L’obiettivo dello studio, spiega Cartabelotta è quello “di informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico e di ridurre le aspettative irrealistiche dei cittadini, sempre più intrappolati nella rete delle liste di attesa. Tracciando un confine netto tra realtà e propaganda”.

La realtà che va separata dalla propaganda è snocciolata, ancora, in cifre: la quota di popolazione che dichiara di aver rinunciato alle prestazioni sanitarie per le liste d’attesa troppo lunghe è passata dal 4,2% del 2022 (2,5 milioni di persone) al 4,5% del 2023 (2,7 milioni), fino a schizzare al 6,8% nel 2024 (4 milioni).
Le difficoltà economiche continuano a giocare un ruolo centrale: la percentuale di chi rinuncia per questo motivo è aumentata dal 3,2% del 2022 (1,9 milioni di persone) al 4,2% del 2023 (2,5 milioni), fino al 5,3% del 2024 (3,1 milioni).

“Se tra il 2022 e il 2023 l’aumento della rinuncia alle prestazioni era dovuto soprattutto a motivazioni economiche – spiega il presidente della Fondazione Gimbe – tra il 2023 e il 2024 l’impennata è stata trainata in larga misura dalle lunghe liste di attesa“.

I dati lo confermano: le rinunce legate ai tempi d’attesa sono cresciute del 7,1% tra il 2022 e il 2023, e del 51% tra il 2023 e il 2024; quelle per ragioni economiche, invece, sono aumentate del 31,2% tra 2022 e 2023 e del 26,1% tra 2023 e 2024. “Negli ultimi due anni – commenta Cartabellotta – il fenomeno della rinuncia alle prestazioni non solo è cresciuto, ma coinvolge l’intero Paese, incluse le fasce di popolazione che prima della pandemia si trovavano in una posizione di ‘vantaggio relativo’, come i residenti al Nord e le persone con un livello di istruzione più elevato. Il vero problema – osserva – non è più, o almeno non è soltanto, il portafoglio dei cittadini, ma la capacità del Ssn di garantire le prestazioni in tempi compatibili con i bisogni di salute”.

E ancora, metà dei decreti attuativi previsti dal DL Liste d’attesa non sono mai arrivati a compimento: secondo quanto riportato dal Dipartimento per il Programma di Governo, al 10 giugno 2025 dei sei decreti attuativi previsti solo tre sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, lo scorso aprile. Dei rimanenti, uno è scaduto da oltre nove mesi e due non hanno una scadenza definita.

La differenza fra realtà e propaganda è molto chiara anche a Marco Furfaro, responsabile Welfare della segreteria nazionale del Pd e capogruppo dem in commissione Affari Sociali alla Camera, che sottolinea come  “la fotografia impietosa scattata dalla Fondazione Gimbe” sia “la smentita definitiva alla propaganda di Giorgia Meloni, che per mesi ha raccontato agli italiani un Paese che non esiste. Mentre milioni di cittadini, spesso anziani, malati cronici o semplicemente fragili, aspettano mesi per una visita o un esame, Giorgia Meloni raccontava che erano stati messi più soldi sulla sanità. È falso. Talmente falso che, per la prima volta nella storia della Repubblica, la spesa sanitaria – come indicato dalla legge di bilancio 2025 approvata dal suo governo – scenderà sotto il 6% del PIL“.

“La destra ha creato una sanità pubblica dove si sopravvive solo se si ha tempo, denaro o entrambi”, continua Furfaro. “Questo governo sta demolendo il Servizio Sanitario Nazionale, pezzo dopo pezzo, trasformandolo in un privilegio per chi può permetterselo. È una scelta politica, non un semplice errore. E noi non smetteremo di combatterla. Perché la sanità pubblica è l’anima della nostra Repubblica. E non permetteremo che venga svenduta per arricchire amici, privati o sottosegretari alla Salute con evidenti conflitti d’interesse”.

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