L'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE riconosce a tutti il diritto di ricevere un'offerta pluralistica di informazioni. Il Parlamento chiede agli Stati membri di mettere finalmente in pratica questo diritto.
Nella prima sessione plenaria di ottobre a Strasburgo il Parlamento europeo con 448 voti favorevoli e 102 contrari (la destra di Ecr e Id, mentre i parlamentari di Fdi e lega si sono astenuti) ha approvato il Media freedom act, un regolamento fondamentale per garantire la libertà, l’indipendenza e il pluralismo dei media. Ora partirà il negoziato con la Commissione europea e gli Stati nazionali.
L'atto per la liberta dei media è un'opportunità per migliorare il sistema dell’informazione europeo tutelando al massimo livello giornalisti e redazioni. La Commissione europea ha deciso di agire, il Parlamento ha risposto assumendo una posizione ambiziosa a tutela dell’indipendenza delle testate.
In particolare il voto sulla protezione delle fonti giornalistiche è un atto di civiltà. In troppi Stati membri assistiamo a tentativi di silenziare il lavoro dei giornalisti, soprattutto del giornalismo di inchiesta. Non vi sono democrazie sane laddove i giornalisti non possono svolgere il loro lavoro come dovrebbero e sono vittime di forme di pressione e censura. Con le disposizioni votate abbiamo inserito salvaguardie importanti: colpiti tutti i tentativi e le tecnologie utilizzate per spiare redazioni e singoli; messi in discussione i motivi di sicurezza nazionale, spesso invocati strumentalmente per poter limitare la protezione dei giornalisti e delle loro fonti.
Molte le garanzie a tutela dell'indipendenza dei media di servizio pubblico. Questi devono essere pienamente indipendenti e autonomi, in un sistema che garantisca piena protezione da influenze politiche e governative. Devono poter godere di una duplice indipendenza: istituzionale, che si traduce in piena trasparenza dei rispettivi board, e finanziaria, che si realizza imponendo agli stati membri di assicurare un finanziamento adeguato. Evitando di trasformare la pubblicità di Stato inn uno strumento formidabile di pressione e orientamento politico.
Così come appare evidente che dobbiamo continuare a combattere le fake e la disinformazione sistemica interessata e le ingerenze straniere, ma senza intaccare la libertà degli operatori della stampa.
L'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE riconosce a tutti il diritto di ricevere un'offerta pluralistica di informazioni. Il Parlamento chiede agli Stati membri di mettere finalmente in pratica questo diritto.
Mettere in pratica questo diritto significa, soprattutto, garantire che le grandi piattaforme non possano agire in maniera indiscriminata quando si apre un contenzioso con media affidabili e indipendenti. Il voto del Parlamento garantisce regole equilibrate per le piattaforme che in ogni caso non possono muoversi in maniera autonoma quando decidono di oscurare un sito, una redazione, un blog.
Ora partirà un negoziato non facile con due grandi attori sullo sfondo pronti a delegittimare la posizione assunta dal Parlamento a grande maggioranza. Gli Stati nazionali, con Ungheria, Polonia e Francia che non vogliono rinunciare alle loro prerogative investigative, di intromissione e dunque di spionaggio quando emerge il tema della sicurezza nazionale. E le grandi piattaforme, con sede negli Stati Uniti e Cina, che fanno fatica a cedere sovranità decisionale in favore delle istituzioni comunitarie che, a loro volta, dovrebbero operare per garantire lo spazio di agibilità a redazioni locali e nazionali indipendenti.
Sarà uno scontro duro. Intanto la presa di posizione del Parlamento è un passo in avanti importante. Un mandato negoziale ambizioso è un punto di partenza fondamentale. Compresi gli articoli dedicati alle nuove norme sulla concentrazione dei media e la creazione del nuovo Consiglio europeo per i servizi dei media, organismo autonomo e distinto dalla Commissione europea così da garantire la piena indipendenza politica della regolazione Ue.
Questo voto non riguarda gli addetti ai lavori, ma la qualità sostanziale della nostra democrazia.
Massimiliano Smeriglio