Passato in prima lettura alla Camera, il ddl sicurezza arriva in Senato. La maggioranza insiste per l’approvazione rapida – il ministro Salvini chiede “priorità assoluta”. A che titolo, oltre la propaganda, non è dato sapere. Ma contro l’introduzione di una legge che reprime il libero dissenso, introduce ben 24 nuovi reati, inasprisce le pene, criminalizza la protesta e si accanisce – con usato cattivismo – su donne incinte e bambini, arrivando finanche a liquidare per soli fini propagandistici un’intera filiera produttiva, si mobilitano le opposizioni, la società civile, i sindacati, le associazioni. L’appuntamento nazionale è per mercoledì 25 settembre, davanti al Senato. Lo hanno organizzato Cgil e Uil e ha incassato l’adesione di tuto il centrosinistra. A questo si aggiungono decine di iniziative locali, da Milano ad Agrigento.
Panpenalismo all’ennesima potenza, repressione del dissenso, retrocessione del diritto
“Il disegno di legge sulla sicurezza rappresenta un attacco alle libertà individuali e collettive, reprime il dissenso e punta a creare sudditi invece di cittadini”, scrive il Partito democratico sui social. “È il panpenalismo all’ennesima potenza: affronta ogni problema con un nuovo reato e nuove aggravanti senza mettere un euro per rafforzare davvero politiche di sicurezza urbana e di coesione sociale; colpisce soggetti fragili come donne incinte e bambini costretti al carcere invece che a misure alternative; reprime ogni forma di dissenso anche se esercitato con la nonviolenza o la resistenza passiva. Fa fare al diritto un passo indietro di secoli con l’apertura alla castrazione chimica, pena corporale dei nostri giorni. E affossa in modo del tutto ingiustificato la filiera della canapa industriale”.
Dalle norme anti-Salis a quelle anti-Gandhi: non si salva nessuno
Dall’introduzione del reato di “occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui” -definito norma anti Salis – punito con la reclusione da 2 a 7 anni, alla trasformazione da illecito amministrativo a penale del blocco stradale, che guadagna l’appellativo di norma anti-Gandhi, poichè prevede che chi blocca strade o ferrovie incorra fino a un mese di reclusione e 300mila euro di multa. Se a protestare sono più persone rriunite, ovvero una manifestazione, la pena sale da sei mesi a due anni di carcere. Non mancano sanzioni specifiche per chi protesta contro opere pubbliche “strategiche”, come il ponte sullo Stretto o la Tav, attualmente sanzionate con peni lievi e multe. Da Ilaria Salis, accusata di aver partecipato nel 2008 a un’occupazione abusiva, – senza che mai nei 15 anni successivi la sua presenza fosse confermata, alle manifestazioni di Ultima Generazione, la maggioranza non dimentica nessuno nelle sue dediche repressive.
Carcere anche per i bambini e repressione delle rivolte pacifiche
Un pacchetto di provvedimenti è dedicato alle carceri, non già cercando soluzioni ai problemi che quotidianemente vengono evidenziati e denunciati, in primis dall’emergenza suicidi cui purtroppo assistiamo. La direzione che si prende è quella che meno serve: si rende facoltativo il rinvio della pena – oggi obbligatorio – per le madri di bimbi inferiori all’anno di età, o per le donne incinte. Si introduce, inoltre, il reato di rivolta in carcere, che include non solo gli atti violenti ma anche la “resistenza passiva” agli ordini (ad esempio lo sciopero della fame), punita da uno a cinque anni. Arriva poi una nuova aggravante al reato di istigazione a disobbedire alle leggi. Se commesso all’interno di un penitenziario, oppure nei confronti di persone detenute, la pena può essere aumentata fino a un terzo.
Niente sim per i migranti
Stesse regole nei Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri – trattati come sembra logico da veri e propri centri di detenzione, con l’aggiunta del divieto di acquisto di una sim telefonica ai migranti privi del permesso di soggiorno.
Cannabis light: un settore in gionocchio
Con l’articolo 18, e su decisione del governo, la cannabis light viene equiparata agli stupefacenti, rendendone illegale la vendita, l’importazione, la lavorazione, la distribuzione e il trasporto in ogni sua forma.
Daspo urbano più facile
Si allarga il Daspo urbano, ovvero il divieto di accesso ad alcune aree urbane, anche per chi è stato solo denunciato o condannato in modo non definitivo negli ultimi cinque anni per una serie di reati, se questi sono avvenuti in stazioni o aeroporti.
Nuove tutele per le forze di polizia
Si accrescono le pene per violenza, minacce e resistanza a pubblico ufficiale o agenti di polizia giudiziaria. Viene introdotto il reato specifico di “lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni”, con pene fino a 16 anni di reclusione. È previsto l’arresto in flagranza, possibile anche per aggressioni e minacce agli operatori sanitari in servizio. Viene consentita la detenzione di una seconda arma senza licenza per i poliziotti.