Principali proposte e azioni
- Introdurremo una dotazione di 10.000 euro, erogata al compimento dei 18 anni sulla base dell’ISEE familiare, per coprire le spese relative alla casa, all’istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa. I costi di questa misura saranno prevalentemente coperti dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro (pari allo 0,2% del totale delle eredità e donazioni in Italia).
- Mai più stage gratuiti. Renderemo l’apprendistato il principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro e prevederemo l’abolizione degli stage extra-curriculari salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi, comunque retribuiti e della durata massima di 12 mesi, così da assicurare che lo strumento torni a rappresentare un’occasione di formazione (e non più di lavoro mascherato e sottopagato, come spesso accade ora).
- I tirocini che siano effettivamente parte integrante dei curricula di studi (c.d. curriculari) devono avere durata limitata, prevedere rigidi controlli su eventuali abusi e sulla sicurezza e adeguate forme di rimborso delle spese effettivamente sostenute (attraverso l’istituzione di un Fondo dedicato presso il Ministero dell’Istruzione). ntinueremo sulla strada dell’azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni ed elimineremo le forme contrattuali atipiche e precarie.
- Aiuteremo le ragazze e i ragazzi a uscire di casa, potenziando il Fondo di garanzia mutui per la prima casa e introducendo un contributo affitti di 2.000 € per studenti e lavoratori (under 35) in base al reddito.
- Introdurremo una pensione di garanzia, che stanzi fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie. Ci impegniamo a migliorare ulteriormente l’Assegno unico e universale per i figli a carico, potenziando le clausole di salvaguardia, in particolare per le persone con disabilità e le famiglie con figli disabili, e rivedendo il peso della prima casa nel calcolo dell’ISEE utilizzato per l’Assegno unico.
- Rafforzeremo la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi alla vita politica del Paese, abbassando l’età del voto a 16 anni e promuovendo l’adozione – già proposta dal PD nel corso di questa legislatura, e non approvata a causa della sua interruzione anticipata – di una nuova legge per il voto fuorisede, rispettando i principi di integrità, segretezza e libertà del voto.
Italia 2027: la nostra visione
Il futuro di ogni Paese è costruito su un patto intergenerazionale. Ogni generazione è chiamata a preparare il terreno per quella successiva con senso di responsabilità e di cura. Creare sviluppo significa appunto costruire condizioni migliori per chi verrà dopo. In Italia questo patto si è rotto, ormai da tempo. La ragione è semplice: a troppi giovani italiani è di fatto negato il diritto di diventare adulti. Quelle che fino a pochi decenni fa erano tappe naturali nei percorsi di vita individuali oggi sono diventate conquiste faticose e non sempre alla portata di tutti. Che si tratti di trovare un lavoro dignitoso, di prendere casa da soli o di costruirsi una famiglia con la persona che si ama.
Per molti giovani, la conseguenza diretta di tutto questo è l’immigrazione in un altro paese. Tra il 2013 e il 2021, c’è stato infatti un aumento del 41,8 % dei trasferimenti per lavoro all’estero. Nel 2020 sono stati circa 24mila i giovani laureati che hanno lasciato l’Italia. Si tratta di un patrimonio prezioso di competenze, esperienze e saperi che non può andare sprecato.
Quando parliamo di lavoro, la prima emergenza è la disoccupazione giovanile. Ma il vero tradimento sta nelle condizioni che è costretto ad accettare chi un lavoro lo trova: oltre il 20% degli stage extracurriculari attivati tra il 2014 il 2019 ha riguardato persone con più di 30 anni. La creazione di questo limbo lavorativo (non disoccupazione, non lavoro vero) è a tutti gli effetti un’anomalia italiana: in Francia gli stage extracurriculari non esistono, mentre in Germania se superano più di 3 mesi sono sottoposti alla normativa sul salario minimo.
Le difficoltà nel trovare un lavoro (o nel trovare un lavoro “vero”) si ripercuote inevitabilmente sul tema della casa. Precarietà e impieghi sottopagati hanno reso il mutuo un miraggio per un’intera generazione (o quantomeno per la sua parte più debole). Non a caso gli under 35 sono la fascia di popolazione che più spesso vive in affitto. Il problema è che in Italia affitto e difficoltà economiche spesso vanno di pari passo. Numeri che confermano quanto sia urgente l’avvio di una nuova stagione di politiche abitative. Solo così si capisce perché i giovani italiani escono tardi di casa, in media a 30 anni, 6 anni dopo i loro coetanei francesi e tedeschi.
Incertezza lavorativa e abitativa si ripercuotono ovviamente sulla possibilità di costruire una famiglia. Con 6,8 nati ogni 1.000 abitanti, l’Italia è il quinto Paese al mondo col più basso tasso di natalità ed è dal 2007 che ogni anno le morti superano le nascite, con un trend in costante peggioramento. Eppure, come sottolineato dall’Istat nel suo rapporto 2020, “il numero effettivo di figli che le persone riescono ad avere non rende ragione al diffuso desiderio di maternità e paternità presente nel nostro Paese”. Oltre il 20% dei giovani e delle giovani tra i 30 e i 34 anni ha già un figlio ma ne vorrebbe almeno un altro. Progetti di vita resi impossibili da una precarietà che parte dal lavoro, arriva alla casa e finisce per travolgere la sfera familiare.
Una generazione che si sente lasciata sola. Schiacciata dall’ansia di non farcela e dai sensi di colpa per non essere mai abbastanza. Derubata anche solo della prospettiva della normalità di una vita decente. A chi oggi non è nelle condizioni di diventare veramente adulto, vogliamo restituire il “diritto al futuro”, il diritto a costruirsi un percorso di vita autonomo. Perché non siano più costretti a cavarsela da soli. Perché il loro futuro è il futuro del nostro Paese ed è quindi un dovere collettivo prendersene cura.