Sintesi dell’intervista alla Responsabile PD per il Lavoro Maria Cecilia Guerra di Massimo Franchi tratta da Il Manifesto
Maria Cecilia Guerra, per combattere la crisi climatica in Emilia-Romagna si potranno usare i soldi del Pnrr?
Il PD propone di aumentare le risorse previste. Nel Pnrr ci sono già 15,8 miliardi della missione 2 componente 4 denominata «Tutela del territorio e della risorsa idrica». Di questi 8,49 miliardi riguardano direttamente «Prevenire e contrastare gli effetti del cambiamento climatico sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla vulnerabilità del territorio» a sua volta divisi in 2,49 miliardi speficamente per «Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico» e 6 miliardi per «Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l`efficienza energetica dei Comuni». La nostra proposta di aumentare le risorse previste si inserisce rispetto al governo che parla di dismettere alcuni piani già previste: chiediamo di dirottare risorse per progetti per combattere il dissestro idrogeologico.
“Se tu governo dici di voler rimodulare il Pnrr, le «ragioni oggettive» previste dai regolamenti della commissione europea permettono di dirottare risorse non spendibili, come per esempio è successo per quelle previste per il bando delle colonnine di ricarica per l`idrogeno. Nell`ambito delle finalità previste, un intervento strutturale nelle zone colpite è compatibile con il Pnrr. Il tutto mantenendo però uno dei cardini del Piano: il 40% di investimenti devono riguardare il Sud.
Il problema è che il governo – a sette mesi dal suo insediamento – dimostra di avere le idee molto confuse. Il ministro Fitto ha smentito l`intervista alla Stampa nella quale parlava di «smantellamento del piano”.
Sul cambiamento climatico e le sue conseguenze “serve soprattutto la prevenzione. E da questo punto di vista serve un atteggiamento laico, come ha avuto il PD sulla globalizzazione e la transizione ecologica: è chiaro che i modelli di gestione del territorio vanno completamente ridisegnati e il modello di sviluppo ridiscusso e modificato in fretta.
Decreto 1 maggio. “Con i nostri emendamenti puntiamo a tre linee di denuncia e intervento. La prima riguarda l`abolizione del Reddito di cittadinanza sostituito con una misura categoriale e corporativa: l`Italia è l`unico paese in Europa a non avere più una misura universale di contrasto alla povertà. La seconda riguarda la precarietà: tra le norme che favoriscono i contratti a tempo determinato una prevede che la deroga alla causali sia possibile nella contrattazione diretta tra datore e lavoratore. È inaccettabile, serve la mediazione di un sindacato con una vera legge sulla rappresentanza. La terza riguarda il taglio del cuneo fiscale: deve essere permanente e per questo proponiamo di inserirlo nella delega alla riforma del fisco, impedendo che questo piccolo intervento cancelli dal dibattito pubblico la vera emergenza: aumentare i salari e aumentare la loro quota nella distribuzione della ricchezza”.