Come avviene molto spesso nel nostro Partito, ci si ritrova per analizzare le ra­gioni della sconfitta, diciamo che abbiamo una sorta di abitudine a questo, in quanto ci capita di sovente, quantomeno a livello Nazionale.
Personalmente questo rituale a me non è mai piaciuto, lo ritengo inutile e poco produttivo, la nota positiva è che ci si ritrova e si discute ma per il resto lo ritengo un rituale desueto e improduttivo.

Ho letto come tutti in questi giorni, le più disparate analisi qualcuna condivisibile altre meno, apprezzo lo sforzo di chi ha avuto la voglia e il tempo di farle. Le ri­cette sono sempre le solite, ognuno ha la propria e ognuno da un punto da dove bisogna ripartire, ricette sentite e risentite mille volte durante la mia lunga militanza. Bisogna ripartire dai territori, dagli iscritti, dagli amministratori, dai sindaci, dai gio­vani, dalle donne, dalla gente, dalle perif­erie, dalle fabbriche ecc. ecc. diciamo che si da sfogo alle più bizzarre ripartenze, siamo ripartiti da mille posti negli anni, ma non siamo mai arrivati da nessuna parte, inoltre mi domando il motivo per il quale se tutti abbiamo queste ricette vin­centi poi si perda inesorabilmente, o sono sbagliate le ricette, o non sono applicate oppure siamo sempre palesemente in ri­tardo nell’applicarle o peggio ancora non le applichiamo proprio, salvo poi ritrovaci troppo spesso haimè a rifare il desueto rituale dell’analisi dalla sconfitta.

Come sapete sono un essere sui generis, non mi interessa da dove si parte ma dove si vuole arrivare, ritengo inutile la ricerca del punto di partenza se prima non si ha un luogo di arrivo, si rischia di partire ma di perdersi per strada come spesso ac­cade. Credo che invece si debba innan­zitutto capire chi siamo e cosa vogliamo fare, siamo nati quindici anni fa con spirito maggioritario, riformisti, garantisti, oggi ci siamo ritrovati ad essere proporzionalisti, spesso populisti e forcaioli.
Questo non perché sia mutata la nostra natura, che ci può stare, ma perché di volta in volta abbiamo voluto compiacere i com­pagni di viaggio di turno, ci siamo sna­turati troppo spesso in virtù di alleanze o pseudo tali che poi alla fine ci hanno portato solo a perdere la nostra identità e quando abbiamo governato, a perdere nella mediazione continua i nostri buoni propositi.

Siamo nati con le primarie, che sono state una risposta di popolo bellis­sima, fino a quando poi qualcuno ha ini­ziato a non accettarne più l’esito creando divisioni e sconquassi interni che spesso hanno portato a sonore sconfitte.
Abbia­mo cambiato segretari continuamente facendo congressi definendoli ogni volta congressi veri, ed invece erano solo regolamenti di conti interni.
Abbiamo abiurato segretari e gruppi dirigenti ritenendo­li unici responsabili delle sconfitte, salvo poi riposizionarsi sui nuovi segretari fino a che andavano bene, per poi scaricar­li ancora e passare ad altri.
Ci sono di­rigenti inossidabili che hanno resistito a molti segretari sono riusciti sempre a stare con il vincente di turno, sconfessan­do il precedente ma loro sono ancora li, pronti a scendere dal carro dello sconfitto e con grande faccia tosta a salire su quel­lo del vincitore di turno.
Abbiamo gover­nato poche volte dopo aver vinto, anche se in retromarcia le elezioni, ma abbiamo governato molto di più dopo averle perse, per motivi di emergenza contingente certo, ma siamo stati percepiti come un partito di solo potere.
Quando abbiamo governato spesso lo abbiamo fatto an­che bene, poi però ci siamo fatti del male da soli, volevamo le riforme istituzionali, salvo poi una volta fatte parte del partito si è schierato contro affossandole con il referendum, riforme approvate dalla direzione del Partito non dall’assemblea del condominio.
Abbiamo fatto la legge sul lavoro votata dalla direzione, salvo poi dargli contro perché poco di sinistra, vorrei soffermarmi sul concetto di sinistra, oramai dire di essere di sinistra apre un gioco che porta al massacro perché c’è sempre qualcuno che ti accusa o di esserlo troppo o troppo poco, o qualcuno che è sempre più a sinistra di te.

Ritengo che prima di dirci da dove partire o dove andare dobbiamo dirci chi siamo vera­mente, e a malincuore credo che siamo allo sbando.
Vogliamo le energie rinnovabili, poi quando si tratta di mettere delle pale eoliche da qualche parte, pezzi del partito aderiscono a comitati che sono contrari, e questo vale per i termovaloriz­zatori, per le estrazioni di gas, per i campi fotovoltaici, per i rigasificatori, governia­mo città e regioni dove ci sono impianti di termovalorizzazione, pale eoliche, cam­pi fotovoltaici, ma quando poi si tratta di farne altri in altri luoghi, parte del partito entra in comitati che sono contrari.
Noi siamo questi non possiamo negarcelo ma soprattutto lo vedono bene gli altri e gli altri sono quelli ai quali poi andiamo a chiedere il voto, come possiamo ottenere fiducia di fronte a tanta incoerenza?.

I Cit­tadini sono giustamente diventati esigen­ti vogliono risposte non vogliono risposte frutto di continue mediazioni al ribasso perché non siamo capaci di fare allean­ze che poi ci consentono di governare e dobbiamo cedere a ricatti vari, non si fidano più di noi, perché abbiamo spes­so dimostrato che i nostri buoni propositi, vengono poi traditi da pezzi di noi e dalle mediazioni che dobbiamo fare.
Parlia­moci fuori dai denti noi siamo questi o quantomeno veniamo, e a mio parere a ragione, percepiti come tali perché a ma­lincuore lo siamo.
Rivendico con orgoglio le nostre esperienze di governo, da Let­ta a Renzi fino a Gentiloni, così come il Conte 2, fino a Draghi, governi nati da intuizioni di chi la politica la sa fare che piaccia o non piaccia ma è così, ma non li rivendico perché sono renziano o altro, no li rivendico perché in quei governi sono state fatte leggi e riforme mai fatte prime e c’era il mio Partito al governo a me non interessa se poi qualcuno ha fatto scelte diverse ma a quell’epoca era del mio Par­tito, bisognerebbe avere l’onestà intellet­tuale di essere fieri di quelle stagioni non rinnegarle per compiacere compagni di viaggio vari e impossibili.

Ora io non ho ricette per uscirne se non nel mio picco­lo provare a tornare ad essere un 'Vero Partito', che si accapiglia che discute che fa sintesi e che però alla fine decide, e quando lo fa che vada avanti fino in fondo sulle decisioni prese costi quel che costi.

Ci troveremo fra poco all’ennesimo con­gresso che temo sarà ancora una guer­ra per bande, anche se siamo su questo bravi a far percepire altro.
Ci saranno ancora gli inossidabili saltatori di carro e ci illuderemo che siamo ripartiti, vorrei invece un congresso con una visione e che ci sia un gruppo dirigente che ci dica dove vogliamo andare, e basta sentirsi dire ci vogliamo andare con chi ci sta, no noi vogliamo andare li se volete venire con noi ci andiamo assieme ma con chiarezza, altrimenti ci andiamo da soli e vi aspettiamo dove c’è la politica ma quella vera, il resto non ci interessa.

Iuri Caturelli

 

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