Aumento astensione, arretramento PD. Le recenti elezioni politiche hanno consegnato due risultati, a Limbiate e in Italia in generale: l’astensione in costante aumento e l’arretramento del Partito Democratico in termini di voti assoluti entrambi gli aspetti devono far riflettere, in particolare proprio il Partito Democratico.
Da un lato l’alta astensione indica che più del 30% degli elettori non si ritrova in nessuna forza politica (e già questo è un grave problema per le Istituzioni democratiche), non riconoscendo quindi più accattivante la proposta della destra-centro rispetto a quella del centrosinistra ma anche il contrario, preferendo che siano altri a scegliere.
Dall’altro, l’arretramento dei voti presi (intorno al milione in meno rispetto alle precedenti consultazioni) indica che, anche al di là della maggiore astensione, il progetto proposto dal Partito Democratico non ha convito lo stesso numero di presone della volta precedente e questo è un grave problema: se c’è stata un’emorragia di voti è perché quella proposta non ha fatto presa e quindi bisogna riflettere sulla stessa, sia che i voti siano fluiti verso altre formazioni politiche, sia che i voti non siano starti espressi andando a far parte della massa che ha scelto di non votare. In entrambi i casi, a partire dagli organismi nazionali fino ad arrivare a quelli locali, la riflessione dovrebbe incentrarsi quindi sulle proposte stesse e sulle modalità di comunicazione verso i cittadini.
Ritengo che la disaffezione sia dovuta maggiormente alle scelte fatte a livello nazionale più che locale, perché gli esponenti locali del Partito Democratico sono conosciuti e molto spesso apprezzati a livello personale dai cittadini, mentre gli organismi dirigenti a livelli superiori vengono visti come lontani e concentrati su temi sicuramente importanti, ma non ritenuti prioritari, in questo momento, dagli elettori.
Questo comporta lo spostamento verso altre compagini o la rinuncia alla partecipazione, in quest’ultimo caso perché non ci sente “ascoltati”. Intendiamoci: ogni tema proposto è fondamentale, si tratta di dare una priorità diversa perché per poter realizzare i propri progetti è necessario vincere le elezioni. La comunicazione centrata sul pericolo di un ritorno a periodi bui della storia ha di fatto messo in ombra quella del programma del Partito Democratico: sui mezzi d’informazione, sui social e infine tra i comuni cittadini che raccolgono le informazioni da tv e internet.
È necessario ripartire dai piccoli centri, come Limbiate, per fare un’opposizione che proponga un modello diverso di ogni scelta che verrà fatta dal Governo, quando queste porteranno a una riduzione di diritti, opportunità e uguaglianza tra i cittadini senza una demonizzazione né della maggioranza e né delle altre forze di opposizione.
La rinascita del Partito Democratico deve partire dai suoi principi fondanti che hanno unito due mondi che non erano antitetici ma che affrontavano i problemi dei cittadini in modo diverso ma con lo stesso fine: il bene comune. È necessario principalmente far riemergere la voglia di partecipazione a quel popolo che nel 2007 aderì a questo nuovo progetto, credendo nella possibilità di cambiamento. Non ci si deve sciogliere n’è dividere, si deve smettere di farsi la guerra interna e mettere da parte personalismi (in particolare da parte di molti degli attuali dirigenti nazionali) e ricominciare da lì: quella che è stata la vera novità del panorama politico, che anzichè dividere unì.
Pietro Cuppari