Nei tempi antichi le città erano cinte da mura, interrotte da elementi architettonici di valore denominate porte. Alla fine degli anni Novanta, l’Amministrazione Comunale si pose il problema di come rendere le porte d’ingresso alla città un elemento di valore; fatte le dovute proporzioni l’intento dell’Amministrazione era quello di ridare valore agli ingressi in città in chiave moderna e più attuale.

Per far emergere un’idea progettuale e procedere poi alla realizzazione e alla riqualificazione degli ingressi in città è stato interpellato il Politecnico di Milano e da questa collaborazione, gra­zie agli studenti, è nato un laboratorio itinerante con l’obiettivo di ridisegnare le porte della città.

Un concorso di idee e progetti ha per­messo di valorizzare le diverse e crea­tive idee progettuali, premiando le mi­gliori proposte. Una mostra nel sovra palco dell’Aula Consigliare e l’edizione di un libro di restituzione degli elaborati hanno per­messo di rendere visibile il grande e in­teressante lavoro fatto dai giovani del Politecnico (la pubblicazione può es­sere ancora negli archivi dell’Amministrazione).
Il principio che, già da allo­ra, mosse l’Amministrazione era quello di avere un progetto globale di riquali­ficazione urbana, un’idea precisa, ele­mento trainante di idee da sottoporre anche ai privati. Accanto ad una vi­sione globale di città non può mancare la capacità di valutare i tempi e i luoghi di intervento, partendo in modo priori­tario dalle criticità dei luoghi stessi.

Oggi prendiamo atto di una ritrovata volontà di porsi il problema relativo alle porte della città, ma notiamo, con dispiacere, che ciò non avviene all’in­terno di una visione globale, ma attra­verso l’agenda dettata dalle esigenze dei privati, senza tenere conto della priorità territoriale e delle criticità da risolvere.

Fin dal primo progetto abbiamo credu­to che le città vanno ideate con una visione generale tenendo conto, in primis, dell’interesse pubblico e delle priorità di intervento; vanno individuati i piani di intervento e le criticità urgenti, scegliendo le aree bisognose e programmando efficacemente la riqualifi­cazione di quei luoghi che non rappre­sentano un problema impellente.

Prendiamo atto che forse qualcuno ha reperito in fondo ad un cassetto un li­bro interessante, sarebbe stato meglio leggerlo tutto, ragionare con attenzione sulle aree critiche, al fine di pro­porre interventi efficaci in quei luoghi; ecco la differenza fra essere attori del cambiamento o spettatori dell’interesse del privato.

La Redazione

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